I nuovi media nell’universo giovanile

I Mercoledì di Scienze Politiche
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I nuovi media nell’universo giovanile

Discussione a partire dal volume
“Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello” (Longanesi, 2018)

Il 24 ottobre si è svolto il seminario sul tema “i nuovi media nell’ universo giovanile”: alla discussione hanno partecipato gli autori del volume “Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello”, Vera Gheno dell’ Università di Firenze nonché collaboratrice dell’ Accademia della Crusca e Bruno Mastroianni sempre dell’ Università di Firenze nonché social media manager in diverse trasmissioni Rai. Nel suo contributo alla discussione, Pietro Dominici – docente dell’Università di Perugia di comunicazione pubblica – ha affermato che è giusto dare spazio a ricercatori e studiosi che sono riusciti a trovare quella giusta chiave di lettura interpretativa di quello che stiamo vivendo. Il volume si basa su attività di studio e ricerca lavorativa -professionale che va a smentire tutta una serie di luoghi comuni e di narrazioni che in questi anni hanno segnato la cosiddetta “Rivoluzione Digitale”. Si approfondiscono una seria di questioni senza cadere nei luoghi comuni sul digitale. Sin dagli anni ’90 si parlava delle nuove tecnologie che avrebbero condotto verso una semplificazione anche se alla fine ci siamo ritrovati ad andare verso la direzione opposta. Bisogna però essere consapevoli che non saranno le tecnologie del digitale a ricreare i legami sociali che sono la fiducia e la cooperazione. Vera Gheno, dal canto suo, parte dal presupposto che gli studiosi non vogliono insegnarci come stare su internet, così arriva ad affermare che dobbiamo partire da un assunto molto semplice che, anche se tendenzialmente vogliamo trovare un colpevole quando le cose vanno male dando la colpa ai social o ai giovani, se ognuno di noi non fa qualcosa per stare bene online non si va da nessuna parte. Infatti alla base di tutto il sistema devono esserci le domande: che cos’è una lingua e a che cosa serve. Partendo dal fatto che la parola ci rende umani possiamo affermare che questa serve a tre cose: a descrivere il mondo cioè dando dei nomi alle cose, a creare un identità ovvero raccontando qualcosa di noi agli altri e per ultima cosa serve a comunicare con gli altri e a relazionarci e in base a come parlano gli altri io capisco se loro sono come me oppure no.
Infine, il professor Mastroianni sottolinea che non si tratta ormai di “nuovi  media”, ma che c’è una nostra realtà di connessione che è entrata abitualmente nelle tasche di ogni persona attraverso gli smartphone. Non si tratta di internet, ma è proprio l’abitudine che abbiamo a vivere una vita in cui la dimensione online fa parte di noi, tant’è vero che andiamo subito nel panico quando ci accorgiamo quando non funziona Whatsapp o che non abbiamo una connessione internet. Si pensa sempre al giorno in cui arriveranno gli effetti di tutto ciò anche se in realtà, quei effetti si manifestano già da tempo. Quindi la domanda non deve riguardare più l’uso che se ne fa o gli effetti che avrà, ma deve essere più seria, del tipo: che vita vuoi vivere connesso, e che significato dai alle tue relazioni online. Questo testo è anche di tipo politico perché si tenta di dire, oggi, che cosa significa la partecipazione attiva del cittadino che incide nello spazio pubblico e ci rendiamo conto che il cittadino online può fare tantissimo. Alla fine ci rendiamo conto che, in larga parte dipende da noi cittadini, dobbiamo essere più consapevoli nel cosa chiedere, perché se non iniziamo noi a costruire una cittadinanza consapevole e partecipativa facciamo fatica a chiedere delle regole. Dobbiamo iniziare da noi, dalle nostre cerchie e dai nostri messaggi a immettere nuovi atteggiamenti per incominciare a costruire la nostra rete.

[Testo di presentazione a cura di Jennifer Regnicoli – Tirocinante della “Redazione digitale”]

Interventi degli autori:
Vera GHENO, Università di Firenze
Bruno MASTROIANNI, Università di Firenze

Coordinano:
Enrico CANIGLIA, Università di Perugia
Piero DOMINICI, Università di Perugia