Il turismo religioso nel nuovo millennio: continuità e trasformazioni tra transnazionale e locale

I Mercoledì di Scienze Politiche

Riflessione a partire dal volume a cura di Fiorella Giacalone e Kevin Griffin
Local Identities and Transnational Cults within Europe
(CABI, 2018)
Interventi:
Fiorella GIACALONE, Università di Perugia
Cristina PAPA, Università di Perugia
Mons. Paolo GIULIETTI, Arcidiocesi Perugia-Città della Pieve
Chiara DALL’AGLIO, Sviluppumbria
Gianluigi BETTIN, Sviluppumbria
Introduce e coordina:
Paola DE SALVO, Università di Perugia

Introduzione all’incontro

a cura di: Jennifer Regnicoli   – tirocinate della Redazione di Dipartimento

Il seminario che si è svolto mercoledì 21 novembre tratta il tema del turismo religioso nel nuovo millennio. Sono intervenuti Fiorella Giacalone dell’ Università di Perugia, Cristina Papa dell’Università di Perugia, Mons. Paolo Giulietti appartenente alle Arcidiocesi di Perugia e Città della Pieve, Chiara Dall’Aglio di Sviluppumbria e infine Gianluigi Bettin sempre di Sviluppumbria. Ha presieduto e coordinato Paola De Salvo sempre dell’ Università di Perugia. Il tema che sarà trattato riguarda quello del turismo religioso e del pellegrinaggio a partire dal testo curato da Fiorella Giacalone e Kevin Griffin dell’ Università di Dublino  intitolato”Local Identities and Transnational Cults within Europe”. Il pellegrinaggio è uno dei fenomeni più comuni alle società ed è una caratteristica importante nelle principali religioni del mondo : cristianesimo, ebraismo, islamismo. Il turismo religioso è uno dei fenomeni che nei ultimi anni ha visto aumentare esponenzialmente il numero dei soggetti  che si spostano per motivazioni che potrebbero essere religiose ma non solo. I viaggi religiosi sono molto diffusi negli ultimi tempi e occupano un segmento  che è sempre più rilevante nel turismo internazionale. Si sono evoluti acquisendo delle forme organizzative che sono maggiormente formalizzate e in alcuni casi maggiormente standardizzati, rispetto ad una pratica che non aveva alcuno tipo di organizzazione fino a una 20ina di anni fa. Attualmente i luoghi sacri agiscono come dei forti attrattori turistici, quindi il luogo sacro, al pari di altre risorse, diventa un vero e proprio attrattivo turistico e attirano non soltanto i credenti ma anche i soggetti che sono mossi da motivazioni laiche. Il libro mette in evidenza le diverse possibili letture che possono essere date del fenomeno del pellegrinaggio, il testo cerca di evidenziare il filo rosso tra le diverse pratiche dei diversi culti locali e offre numerose chiavi interpretative del fenomeno prendendo in considerazione aspettative molteplici; religiosa, storica, politica e turistica. Prende la parola la professoressa Giacalone che nel 2014 ha organizzato un convegno internazionale sul tema del pellegrinaggio religioso alla quale hanno partecipato colleghi antropologi anche di altre università ( Ungheria, Serbia, Polonia ). Gli antropologi italiani si occupano di questo da tantissimo tempo, gli interessi sono molteplici perché il santuario è quello che viene definito un “fatto sociale totale”, ovvero uno di quei elementi che diventano una specie di prisma nella società. Il viaggio è centrale nel pellegrinaggio, perché ci si sposta dalla propria casa verso un luogo sacro dove c’è la potenza del Santo. Il viaggio più famoso è quello verso Santiago De Compostela che è molto importante dal punto di vista storico perché Santiago nasce come pellegrinaggio quando non si poteva più andare in Terra Santa perché c’era la presenza musulmana quindi, c’è uno spostamento dall’ Est all’ Ovest e si creano due poli dell’ pellegrinaggio in Occidente che sono: Santiago De Compostela e Loreto in Italia. Il viaggio è un viaggio di conoscenza di sé, è un viaggio che porta una comprensione, è un percorso personale che uno può rendere collettivo con altri. Insieme al viaggio c’è la motivazione, perché  vado in un luogo per cercare qualcosa che non trovo nella vita quotidiana. In una società secolarizzata come la nostra dobbiamo chiederci come mai i santuari e i pellegrinaggi sono ancora così presenti, la cosa non ci dovrebbe stupire perché siamo in una società i cui punti di riferimento sono in crisi e i  santuari sono luoghi di emozioni e che danno rassicurazioni. I pellegrinaggi transnazionali sono molto più presenti di una volta, perché il viaggio diviene ecologico, spirituale e di riflessione. I punti di vista sui santuari sono vari: uno è quello dei pellegrini, un altro è quello degli abitanti che vivono nei luoghi sacri che spesso vivono del turismo, poi c’è l’economia locale (ristoranti, alberghi, luoghi di souvenir)  che hanno un punto di vista economico, infine c’è anche la politica perché un santuario può essere utilizzato a fini politici, in senso positivo o negativo, perché l’importanza di una figura in un luogo segna, e può essere importante per il senso stesso del luogo (Terra Santa). Oggi ci troviamo di fronte anche a pellegrinaggi laici detti “trasgressivi” come quelli alle tombe delle celebrità come Elvis o Jim Morrison che rappresentano vite al limite. Si parla di turismo religioso legato al territorio (opere d’arte e santuari). Assistiamo a fenomeni complessi e soprattutto a questa trasposizione tra il culto locale e transnazionale, questi culti, legati a personaggi specifici che hanno vissuto in un luogo, possono diventare transnazionali (Santa Chiara viene venerata anche in Polonia). Anche i migranti portano i loro culti e rituali coma la Madonna dei Miracoli portata dai peruviani in Italia che rappresenta un altro modo di essere cattolici. Cristina Papa afferma che dobbiamo interrogarci su cosa significa secolarizzazione, in realtà la religione oggi è un fenomeno ben lontano dall’ essere considerato superato, la religione diventa un sottofondo a cui viene fatto riferimento in modo costante ( il cristianesimo viene utilizzato per marcare i confini anche da alcuni politici europei). Dobbiamo domandarci come mai pensiamo alla nostra società come una società secolarizzata poiché esiste una cesura forte tra tradizione e modernità. La religiosità nella contemporaneità viene vista come individuale, non si appoggia alle istituzioni tradizionali ( Chiesa di Roma). I residenti vedono nei turisti una forma di guadagno ma anche come fonte di disturbo, c’è anche competizione tra i territori dove ci sono grandi santuari e pellegrinaggi per ottenere dei finanziamenti. Possibilità di riflettere su un fenomeno su cui spesso indugiamo ai luoghi comuni. Mons. Paolo Giulietti ci parla del cammino di Santiago De Compostela dove dal 831 d. C. si venera il corpo di San Giacomo scoperto in circostanze miracolose. Questo fenomeno ha conosciuto in questi ultimi anni un significativo aumento di presenze in quanto siamo passati dai 9.000 pellegrini del 1990 ai 330mila di quest’ anno e l’impatto socioeconomico è  in aumento. Quando parliamo di pellegrini parliamo di persone che hanno percorso a piedi almeno 100 kilometri. Il pellegrinaggio è un viaggio che si fa per cambiare e i fattori che lo condizionano sono prima di tutto il distacco perché ci si allontana dalla vita quotidiana, la fatica fisica ci fa scoprire noi stessi. La solitudine ci permette di stare da soli con noi stessi e gli altri non sono più concorrenti ma compagni e scopriamo che abbiamo bisogno di loro.  Il concetto di meraviglia con cui percepiamo noi stessi e ciò che ci sta intorno. La trascendenza, perché questi cammini veicolano in molte maniere un messaggio religioso. Oggi parlare di pellegrinaggio significa domandarsi in quale maniera l’uomo contemporaneo affronta questa esperienza. Gianluigi Bettin ci parla della Via di Francesco che è un cammino che parte da Laverna, ma considerato il successo con gli stranieri, parte anche da Firenze, arriva da Assisi o parte da Roma e arriva ad Assisi. È un unico itinerario che unisce i principali luoghi della vita di San Francesco, gli elementi identitari di questa Via per essere credibile devono essere da un lato l’attaccamento alla figura di San Francesco, dall’ altro i luoghi dai quali passa. Essa non è un cammino storico, ma è frutto di una letteratura che parla dei luoghi di San Francesco, è un cammino nato dall’ basso, dalle guide,nasce dalla passione per i pellegrinaggi,così si ha la libertà di unire i luoghi senza condizionamenti. Si definisce così un tracciato, si forniscono delle guide, si creare dei centri per raccogliere i numeri dei pellegrini. La Via di Francesco è stato il primo santuario che ha riconosciuto un attestato anche per gli amici a quattro zampe e ha vinto anche il Primo premio europeo come destinazione culturale sostenibile nella categoria turismo religioso e pellegrinaggio . Se al centro c’è il pellegrino e c’è la figura di San Francesco, al centro ci devono essere anche le comunità locali che sanno mettere al centro le relazioni umane, come le Associazioni civili e religiose (ci sono parroci che si prestano a conversare con i pellegrini anche fino alle 4.00 della mattina), per questo esse hanno un protagonismo fondamentale. Si deve porre al centro anche una gestione sostenibile del patrimonio culturale, cosi che i borghi,che prima erano poco abitati, tornano a una nuova vita, religiosa, sociale ed economica. Così la via di San Francesco è stata riconosciuta anche dal Ministero per i Beni Culturali.   

Intervista a Mons. Paolo Giulietti, Arcidiocesi Perugia-Città della Pieve

Intervista a Gianluigi BETTIN, Sviluppumbria

Video integrale del convegno